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Retromania

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Musica, cultura pop e la nostra ossessione per il passato

Un tempo il pop ribolliva di energia vitale: la psichedelia degli anni sessanta, il post-punk dei settanta, l’hip hop degli ottanta, il rave dei novanta. I duemila sembrano invece irrimediabilmente malati di passato: i Police e i Sex Pistols tornano sul palco, i Sonic Youth e gli Einstürzende Neubauten rimettono in scena le loro storiche performance live, i negozi di dischi sono invasi da cofanetti celebrativi di vecchie glorie del passato. Le «nuove» band che riempiono le playlist dei nostri iPod saccheggiano e riciclano la musica dei decenni precedenti: il garage punk dei White Stripes, il vintage soul di Amy Winehouse, il synthpop anni ottanta di La Roux e Lady Gaga. Non solo la musica, ma ogni aspetto della nostra società sembra soffrire della stessa patologia. Basta pensare ai remake di film e telefilm di culto, alla moda del vintage, al revival della cultura hipster e mod. Perché non sappiamo più essere originali? Cosa succederà quando esauriremo il passato a cui attingere? Riusciranno gli artisti di domani a emanciparsi dalla nostalgia e a produrre qualcosa di nuovo? Dopo il monumentale Post Punk, Simon Reynolds torna a stupirci con un’analisi meticolosa e provocatoria della cultura pop degli Anni Zero.

Simon Reynolds è il più autorevole critico musicale contemporaneo. Ha collaborato, tra gli altri, con New York Times, The Guardian, Rolling Stone, Observer, The Wire, Uncut. Isbn ha pubblicato Post-punk 1978-1984, Hip-hop-rock 1985-2008 e Totally Wired.

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Un tempo il pop ribolliva di energia vitale: la psichedelia degli anni sessanta, il post-punk dei settanta, l’hip hop degli ottanta, il rave dei novanta. I duemila sembrano invece irrimediabilmente malati di passato: i Police e i Sex Pistols tornano sul palco, i Sonic Youth e gli Einstürzende Neubauten rimettono in scena le loro storiche performance live, i negozi di dischi sono invasi da cofanetti celebrativi di vecchie glorie del passato. Le «nuove» band che riempiono le playlist dei nostri iPod saccheggiano e riciclano la musica dei decenni precedenti: il garage punk dei White Stripes, il vintage soul di Amy Winehouse, il synthpop anni ottanta di La Roux e Lady Gaga. Non solo la musica, ma ogni aspetto della nostra società sembra soffrire della stessa patologia. Basta pensare ai remake di film e telefilm di culto, alla moda del vintage, al revival della cultura hipster e mod. Perché non sappiamo più essere originali? Cosa succederà quando esauriremo il passato a cui attingere? Riusciranno gli artisti di domani a emanciparsi dalla nostalgia e a produrre qualcosa di nuovo? Dopo il monumentale Post Punk, Simon Reynolds torna a stupirci con un’analisi meticolosa e provocatoria della cultura pop degli Anni Zero.

Simon Reynolds è il più autorevole critico musicale contemporaneo. Ha collaborato, tra gli altri, con New York Times, The Guardian, Rolling Stone, Observer, The Wire, Uncut. Isbn ha pubblicato Post-punk 1978-1984, Hip-hop-rock 1985-2008 e Totally Wired.

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