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Temporale jazz. Estetica dell’improvvisazione
Arcana Edizioni
Se l’improvvisazione è l’anima del jazz, allora questo libro è un assolo. Ispirato a Kind of Blue di Miles Davis, a My Favorite Things di John Coltrane, il suo libero fraseggio è un viaggio temporale attraverso le pieghe dei suoni e del nostro sentire in musica.
Percezione e tempo sono, infatti, i luoghi dell’improvvisazione – dimensioni estetiche in cui si muovono contemporaneamente musicista e spettatore – ma sono anche dimensioni dell’essere, forme di ciò che siamo, modi del nostro stare al mondo.
Lungo lo scorrere di queste pagine il racconto dell’improvvisazione si compie, si svela sotto i nostri occhi. Di nota in nota, di frase in frase, di chorus in chorus l’assolo si dispiega, ci coinvolge, cercando risposte fuori e dentro di noi: in quale momento del tempo si collocano le note del jazz? In quale punto di questo costante abbraccio che è il tempo ci portano? E perché una volta condotti lì, in quella determinata zona del tempo, possiamo provare una gioia così profonda oppure un così profondo disagio? Come mai e in che modo, dunque, l’improvvisazione jazzistica è in grado di smuovere in chi ascolta sentimenti così profondi, vivi, spesso in netto contrasto tra loro?
- Improvvisazione - Sua natura e pratica in musica
- L’improvvisazione musicale
- Improvvisazione oggi
- Principi di Improvvisazione
- Temporale jazz. Estetica dell’improvvisazione
- Derek Bailey Improvvisazione - Sua natura e pratica in musica
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Arcana Edizioni
Se l’improvvisazione è l’anima del jazz, allora questo libro è un assolo. Ispirato a Kind of Blue di Miles Davis, a My Favorite Things di John Coltrane, il suo libero fraseggio è un viaggio temporale attraverso le pieghe dei suoni e del nostro sentire in musica.
Percezione e tempo sono, infatti, i luoghi dell’improvvisazione – dimensioni estetiche in cui si muovono contemporaneamente musicista e spettatore – ma sono anche dimensioni dell’essere, forme di ciò che siamo, modi del nostro stare al mondo.
Lungo lo scorrere di queste pagine il racconto dell’improvvisazione si compie, si svela sotto i nostri occhi. Di nota in nota, di frase in frase, di chorus in chorus l’assolo si dispiega, ci coinvolge, cercando risposte fuori e dentro di noi: in quale momento del tempo si collocano le note del jazz? In quale punto di questo costante abbraccio che è il tempo ci portano? E perché una volta condotti lì, in quella determinata zona del tempo, possiamo provare una gioia così profonda oppure un così profondo disagio? Come mai e in che modo, dunque, l’improvvisazione jazzistica è in grado di smuovere in chi ascolta sentimenti così profondi, vivi, spesso in netto contrasto tra loro?
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